CHOREOGRAPHIC-PROJECTS / RESEARCH

DANCE THEATER/IMPROVISATION/PERFORMANCE/VIDEO

 

La struttura che connette

La struttura che connette è un lavoro di ricerca artistica che porto avanti da molti anni. Fino ad oggi è stato un cammino intenso sia dal punto di vista artistico che emotivo, durante il quale ho incontrato tante persone che hanno condiviso questo percorso ricco di eventi ed esperienze ricercando insieme a me.

Il contributo artistico di tutti è stato prezioso e ha permesso alla ricerca di avanzare.

L’atto performativo spesso rappresenta ciò che nella vita non si può esprimere a parole. Ricercare è necessità di comprendere e rendere visibile quello a cui tendiamo. Per realizzare questa chiarezza è necessario codificare un linguaggio che il sé corporeo possa assimilare e utilizzare per creare. Fare arte come esistere è un continuo divenire e immaginare, la struttura che connette è una danza-ricerca che esplora il qui e ora.

 
 

La ricerca origina nella struttura scheletrica. Tutte le ossa che la compongono sono collegate da un insieme di articolazioni che permettono di dare vita a movimenti più o meno ampi o complessi. Se immaginiamo di compiere un movimento partendo dalla struttura scheletrica osserveremo come una visione al microscopio che tutto nel suo insieme è collegato e si muove. Se focalizziamo la nostra attenzione sul muovere un singolo segmento osseo dimenticando il resto della struttura il movimento potrà apparire quasi interrotto e delimitato. Quando invece acquisiamo l’abilità di muovere un singolo segmento osseo lasciando che il movimento fluisca attraverso tutta la struttura possiamo percepire che il corpo nella sua interezza sta diventando lo strumento della consapevolezza, della scelta e dell’azione.

Connettersi con la propria struttura è essenza dello “stare” e dell’ “agire”. Un corpo fisico sta, il suo stare non è immobile ma in attesa, sospeso e nel suo significato assoluto di “vivere” è sempre pronto all’agire. Un corpo fisico agisce per esigenza e in quanto espressione e manifestazione della volontà. La struttura si muove e spostandosi si connette alla geometria dell’ambiente circostante e ai suoi elementi, ad altri corpi presenti nello spazio e si relaziona costantemente con la forza di gravità. Quando il movimento nasce dalla struttura e le articolazioni si liberano il tutto reagisce all’unisono e l’agire diventa leggero e potente al contempo.

Il corpo così si muove, corre, si solleva sfruttando l’energia derivata da un agire collettivo partecipativo. Questa unanimità si realizza nel corpo a più livelli e determina la qualità del movimento. Su queste basi Il lavoro si propone di ricercare un linguaggio corporeo naturale, non astratto, né personale, ma naturale.

Nell’esplorare il significato dell’affermazione “io sto” quale manifestazione di pura e semplice presenza nel qui e ora, il lavoro solleva il pensiero da qualsiasi intenzione narrativa. Le azioni si compiono, così come le connessioni tra corpi e corpi, tra spazio e corpi senz’altro con uno scopo ma non con la finalità di raccontare, tuttalpiù l’atto di agire e allo stesso modo quello di stare trattano/descrivono se stessi.

In questo continuo ascolto della struttura, esplorando la capacità articolare di liberare il movimento, si trova la chiave per una destrutturazione del sé narrativo. Questo svuotamento del vissuto interiore restituisce l’autenticità della presenza del corpo nel corpo qui e ora connesso all’ambiente e agli altri.  L’essenza corporea presente, come in una rete neuronale si connette a tutto ciò che la circonda in uno stato di armonico equilibrio.

Così come l’atto di stare e quello di agire trattano/descrivono se stessi, allo stesso modo la “nuda” presenza descrive l’essenza di ciò che siamo.